Non avere paura-FEDE CRISTIANA

Non avere paura-FEDE CRISTIANA

Non avere paura

Perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo,
moriamo per il Signore;
sia dunque che viviamo o che moriamo,
noi siamo del Signore.

Romani 14:8 

Cosa è la paura?
La paura è quel forte sentimento che a volte ci terrorizza e non ci lascia per niente sereni, pare che sia una delle tante piaghe anche di questi ultimi tempi. Secondo alcuni infatti, proprio la paura e nello specifico la paura di vivere, oggi porta le persone alla dipendenza ed a comportamenti maniacali, quasi per fuggire a questa forma di sentimento interiore.


Si è osservato come gli ambulatori degli psichiatri siano oltremodo affollati e i medicinali più venduti in assoluto, sono proprio gli psicofarmaci che vengono presi per combattere angoscia, inquietudine e insonnia. Ogni anno vengono prodotte e poi vendute tonnellate di psicofarmaci, che finiscono nel corpo umano di chi è depresso o di chi vive questo tipo di angosce. Sembra che vengano somministrate perché in qualche modo dovrebbero attenuare, se non cacciare le ansie e produrre un senso di sicurezza nell’essere umano, e la radice di tutti questi disturbi è proprio la PAURA.


Tutti noi sicuramente conosciamo questo sentimento, è un sentimento che a volte ci assale, in alcuni momenti ci paralizza e domina tutto il nostro essere. Ci chiude la gola, ci fa aumentare le pulsazioni e ci opprime il petto. Anche solo nella nostra immaginazione infatti, il concetto di paura è collegato a sentimenti di oppressione, di paralisi, di terrore e di angoscia.

Tornando indietro nel tempo vediamo che una volta fuori dal paradiso terrestre, i nostri progenitori Adamo ed Eva, hanno conosciuto profondamente questo tipo di sentimento, hanno incominciato a gustare le cose negative della loro disubbidienza a Dio e tra queste hanno provato sicuramente cosa fosse la paura. Già dal fatto che dopo avere mangiato il frutto proibito essi si siano nascosti, ci fa capire che in quel momento non si sentivano a posto davanti a Dio.

Ma non solo, provate ad immaginare quale fu la loro prima sensazione una volta che si sono venuti a trovare fuori dall’Eden, fuori dal meraviglioso giardino nel quale Dio li aveva posti. Incominciarono sicuramente a conoscere cosa fosse la lotta per la sopravvivenza, conobbero sicuramente cosa significasse "divorare per non essere divorati", attaccare o dovere fuggire, incominciarono quindi la loro lotta di vita e questo nonostante Dio non li aveva abbandonati completamente.

E’ triste, ma ancora oggi ci portiamo anche noi questi sensi di colpa e queste forme di paura: divorare o essere divorati, attaccare o fuggire, la lotta per la sopravvivenza anche per noi, in alcuni momenti particolari non è per niente facile. Nelle nostre scelte di vita, viviamo dei concetti molto profondi e concreti, secondo i quali ognuno di noi dovrebbe arrivare ad avere un vero e proprio stato di realizzazione, ognuno secondo i propri desideri e ambizioni e in tutto questo possibilmente si cerca di riuscire a vivere una libertà assoluta.

L’uomo in alcuni momenti si è sempre domandato perché vive, da dove viene e dove va? L’uomo ha sempre avuto bisogno di uno scopo per vivere e spesso la mancanza di questo scopo o la non riuscita di ciò che si era prefissato, scatena in lui delle forme di paura tale che non arriva più ad avere la mente libera e a non poter vivere con serenità e armonia. Proprio in questa fase che si cerca di fuggire, fuggire da tutto, dall’insuccesso, dai propri sensi di colpa e dalle conseguenze del proprio fallimento.

Vi racconto una breve storia realmente accaduta:
"Un giorno una donna si recò da un uomo di Dio per avere un colloquio personale, in quanto non capiva il comportamento adolescenziale del proprio figlio che rifiutava la sua persona di mamma.
Questa donna raccontò che lei già dall'età sedici anni soffriva di profondi stati depressivi e da tutto quel tempo prendeva degli psicofarmaci. I problemi iniziarono per lei sin dalla gravidanza. Confessò che non desiderava avere un bambino perchè riteneva di non poter essere una buona madre e ciò nonostante rimase comunque incinta. Spesso era assalita da tante paure e nella sua mente arrivava a rifiutava concettualmente il bambino che aveva nel grembo. Da questi sentimenti le nacquero dei forti sensi di colpa che quando il bimbo nacque, le sue paure aumentarono al punto che divenne veramente incapace di accudire al suo figliolo. Incominciò quindi a prendere degli antidepressivi, che però non risolvevano il suo problema. Anche il suo marito non riusciva a sopportare la vita coniugale ossessionato da una moglie piena di timori ed incapace di vivere.

 

I sensi di colpa maturati la portarono ad un atteggiamento soffocante di attenzioni materne nei confronti del proprio figlio: non lo faceva giocare a palla per non farsi male, il minimo raffreddore la gettava nel panico e le faceva temere le peggiori disgrazie, non gli faceva toccare cani, gatti e così mentre suo figlio cresceva con questo atteggiamento soffocante, arrivò ad una fase in cui proprio nel periodo adolescenziale incominciò a volersi togliere di dosso le catene di protezione che le aveva messo la mamma in tutti quegli anni. La donna si rese conto che, così come aveva perso il marito, ora perdeva anche il figlio".

La Bibbia ci insegna che dobbiamo "gettare su di Dio ogni nostra preoccupazione, perché Egli ha cura di noi" 1Pt.5:7 E facile da dirsi questo passo, ma non è facile da farsi, per credere e vivere questa realtà ci vuole fiducia.

Posso personalmente dirvi che il Signore Gesù Cristo è degno della nostra fiducia, chi gli affida la propria vita e si sottopone alla Sua signoria, ha una base salda su cui fondare la propria esistenza. Cristo Gesù è la roccia , una roccia che non vacilla mai. Rom 14:8 perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore; sia dunque che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore.
 

Un noto servitore di Dio, che si chiamava Corrie Ten Boom ha scritto:
"Le preoccupazioni sono il nostro carceriere più assiduo, e noi sappiamo bene che nel momento in cui incominciamo a preoccuparci, ci comportiamo come veri e propri atei. Dobbiamo credere veramente in Gesù Cristo o non ci crediamo proprio"